lunedì 29 giugno 2015

L'ENERGIA DEL DRAGO

Il drago (o dragone) è una creatura diffusa in moltissime mitologie e culture; la rappresentazione più diffusa in Occidente, sviluppatasi soprattutto nell'iconografia medievale, è quella del rettile coperto di scaglie, con lungo collo e lunga coda, ali di pipistrello e possenti fauci dalle quali la bestia è in grado di sputare getti di fuoco.
I draghi sono tuttavia mostri molto più antichi, si ritrovano ad es. presso gli antichi Egizi, i Sumeri e i Greci (Ercole nella "seconda fatica" affronta l'idra di Lerna  www.edicolaweb.net/luci024a.htm). 

Il simbolo del drago ha un fortissimo impatto sulla psiche; suscita paure ancestrali (forse ricordo filogenetico dell'epoca dei dinosauri) ma anche fascino ed ammirazione, a livello esoterico racchiude la simbologia dei piani di potenze, sia nel loro aspetto distruttivo che in quello di potenzialità da trasformare e padroneggiare per metterle al servizio della coscienza.

In Europa la figura del drago è di solito connessa al ruolo del divoratore - spesso con sacrifici umani - e del guardiano o custode di qualche tesoro, ruolo questo, che si accentua soprattutto nell'epoca cavalleresca, dove l'eroe che uccide il drago solitamente salva qualche donzella o qualche popolazione oppressa e si appropria del tesoro custodito. 
Nel simbolismo cristiano i draghi sono spesso considerate creature del diavolo ( "drago rosso" o "antico serpente"), diventando simbolo e incarnazione del male da abbattere, come fanno appunto San Giorgio e San Michele Arcangelo; eppure anche nel Cristianesimo esiste un'accezione positiva per i draghi  i Serafini sono detti "draghi alati" o "serpenti fiammeggianti".

Il drago compartecipa dei quattro elementi: può essere creatura terrestre o sotterranea (ctonia), acquaticaaerea ed è certamente connessa al fuoco.
Terra: a questo elemento si ricollega l'abitare in grotte sotterranee, l'attitudine a custodire tesori nascosti e regni nascosti (è dunque custode del segreto e del sacro e "divoratore" di chi vuol profanare tale segreto senza esserne degno). 
Acqua: nella mitologia babilonese, la figura del mostro Tiamat è la personificazione della potenza caotica dell'oceano primordiale vinta e uccisa dal dio Marduk, che ne taglia in due il corpo e crea il mondo. Il drago acqueo, sinuoso e umido, è terribile e al tempo stesso materno; è il caos informe dal quale nasce la vita e che pure bisogna domare, ordinare, razionalizzare, cioè "uccidere", affinché la vita si possa sviluppare (nell'alchimia è il "serpente mercuriale" che si forma nell'acqua e divora se stesso), in tal modo l''eroe uccisore del drago diventa l'iniziato vincitore del disordine. Il drago appare molto legato al simbolismo sessuale, notturno e femmineo che è proprio dell'elemento acqua (ved. il serpente simbolo della tentazione e la pothnia theròn mediterranea - "Signora degli Animali" - raffigurata come Signora dei Serpenti).
Aria: il drago è spesso provvisto di ali e vola, dominando dall'alto le terre. Nel mito tolteco ed azteco di Quetzalcoatl si parla di un "Serpente Piumato" portatore di conoscenza e maestro di sapienza, simbolo di morte e resurrezione, che aveva come attributo anche quello di "Dio del vento" (quetzal = uccello). I benefici draghi cinesi rappresentano le nubi, il tuono, la pioggia e sono signori del tempo e dell' anno.
Fuoco: il soffiare fuoco è un attributo frequente che ne conferma il carattere ambivalente: fecondatore e distruttore.

Ecco quindi che emerge la complessità della figura del drago (polivalente e polisignificante): mostro divoratore, ma anche rigeneratore; immagine del caos primordiale, signore degli stati istintuali-inferici dell'animo e potenza ancestrale (nell'immaginario di alcune tradizioni arcaiche il drago avvolge nelle sue spire l'intero cosmo); progenitore di vita umana (nella mitologia greca Cadmo uccide il drago che sta a guardia della Fonte Castalia e ne semina in terra i denti, dai quali nascono immediatamente uomini armati); protettore della nazione nella tradizione imperiale cinese ed in quella celtica e germanica (il "draco normannicus" era spesso raffigurato sugli scudi dei guerrieri nordici). 

Come riportato nell'interessante articolo di Franco Cardini su

"Ciascuno di noi ha il suo drago da abbattere: per questo il Drachenkampf (lett. "battaglia con il drago"), la vittoria su se stessi e sulle pulsioni più abbiette dell'io, diviene un momento centrale del "processo d'individuazione" proposto da Carl Gustav Jung. Tale battaglia, volta alla conquista del tesoro che sta nel fondo di noi stessi, è però, appunto perché tale, una iniziazione. Nella Sigurdhsaga, per questo, il cuore e il sangue del drago Fafnir, ingeriti dal vincitore Sigurdh, gli daranno il dono di intendere il linguaggio degli uccelli: (N.d.R. da notare che nella Tradizione spesso gli uccelli sono associati agli iniziati) cioè gli procureranno la sapienza che deriva dalla vittoria su se stessi e sulla parte più oscura e ferina di sé. 
Mostro ma anche maestro, il drago si sacrifica rivelando al suo uccisore - che perciò è anche suo allievo, e quindi, ritualmente, suo figlio - il segreto profondo dell' essere. L'iniziazione termina con la morte dell'iniziatore e con il suo rivivere - attraverso l'ingestione del cuore e del sangue - nell'iniziato. E l'eroe sa bene che affrontare il "suo" drago significa guerreggiare con se stesso, suicidarsi come uomo vecchio per risorgere come Uomo Nuovo."

http://www.raphaelproject.com/conferenze_online/inc_114.htm



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