lunedì 29 giugno 2015

LE LEY LINES O VENE DI DRAGO

Le Ley lines o Vene di Drago: i flussi energetici della Terra

Ley Lines, la più antica rete globale

Le Ley lines sono presunti e immaginari allineamenti di un certo numero di luoghi di interesse storico e geografico, come monumenti e megaliti antichi, all’interno dei quali verrebbe sprigionata una forte quantità di energia. Veri e propri flussi energetici simili a fiumi che si intersecano in linea retta sulla superficie terrestre, secondo la Geobiologia hanno una larghezza variabile che va dai 3 ai 30 o 40 metri, e con una lunghezza stimata dai 5 ai 30 metri. L’intensità, quantificata in Bovis, che è lo strumento utilizzato per la misurazione delle cosiddette energie sottili, risulta variabile dai 6/7000 bovis, ai 15/16.000 bovis per quelle più potenti, che generalmente sono gli assi energetici lungo i quali vengono costruite, fin dall’antichità, le cattedrali romanico-gotiche.
Potentissime linee energetiche, erano note ai cinesi fin dai tempi remoti, e proprio per la forza sprigionata, erano definite Vene del Drago.
L’archeologo Alfred Watkins fu tra i primi ad identificare tracce di piste in linea retta tra le montagne del panorama britannico. La scoperta avvenne in modo del tutto casuale, poiché lo studioso si accorse che la maggior parte dei siti megalitici presenti sulla Terra era unita da linee rette immaginarie che seguivano però un preciso schema a reticolo.Le trackways, secondo lo studioso, erano allineamenti atti a facilitare la navigazione durante il periodo Neolitico, ed erano state probabilmente ridisegnate in epoche successive, persistendo poi nel paesaggio nel corso dei millenni.
L’attuale definizione di una ley line richiama ancora il significato di marcatore che le fu dato originariamente da Watkins, tanto che, secondo l’autore, ogni vera ley line avrebbe un punto iniziale o finale sulla cima di una collina. Lo stesso Watkins aveva però poi scartato il termine ley, indicando gli allineamenti da lui individuati come tracce arcaiche.

Nel 1969 lo scrittore John Michell riprese il termine ley lines, associandolo a teorie spirituali e mistiche su allineamenti di forme terrestri, sulla base del concetto cinese del Feng Shui. Riteneva infatti che una rete mistica di ley lines esistesse in tutta la Gran Bretagna. Secondo l’antica disciplina cinese che significa vento e acqua, a rappresentazione dei due elementi principe della Terra, le Ley lines o Vene di Drago suddividerebbero la Terra in un vero e proprio reticolato energetico.
Paul Deveraux avrebbe poi concluso che tutti i cerchi di pietre possano indicare la presenza di una ley line. La sua forza verrebbe misurata in base alla lunghezza, alla precisione della deviazione, al numero dei marcatori energetici ed al loro significato individuale. Su tali basi, si possono individuare le ley lines in diverse categorie di base, quali quelle astronomiche, funerarie e geometriche.

Secondo una delle più accreditate teorie, le origini del Feng Shui, nonostante siano ancora incerte, sembrano risalire alle tombe del Neolitico, e seguire i suoi principi nella costruzione. Ciò confermerebbe le teorie di Mitchell. Non a caso, nella costruzione del dinamico equilibrio di Yin e Yang, il primo, principio oscuro e femminile, è rappresentato dall’acqua; il secondo, principio caldo e luminoso maschile, è rappresentato dal vento, inteso nel senso del respiro. Entrambi indispensabili, si applicano nella vita quotidiana anche nell’arredamento interno degli edifici.

Il reticolato che verrebbe così a formarsi includerebbe tutta la Terra, e sarebbe evidenziato, in particolari zone, da costruzioni che sorgono in punti ricchi di energia, e in cui c’è abbondanza di acqua. Il più delle volte ed in base agli stessi principi è possibile rintracciare, lungo le ley lines, anche i cerchi nel grano.
Dopo la pubblicazione del libro di Michell, la versione spiritualizzata del concetto fu adottata da altri autori e applicata a paesaggi e luoghi di tutto il mondo. Entrambe le versioni della teoria furono criticate per il fatto che le distribuzioni casuali dei punti servivano inevitabilmente a creare allineamenti apparenti.

Arbor low stone circle

La deduzione che le linee avessero non solo funzione di comunicazione tra luoghi simbolo, ritenuti sacri, ma che fossero connesse all’energia spirituale di un posto, introdusse allo studio della magia e dell’esoterismo. La geomanzia divenne l’elemento cardine per preservare l’equilibrio armonico della natura che aveva dato prova della sua sacralità nell’aver conservato e rispettato, in migliaia di anni, punti di energia e monumenti sacri lungo i quali sorgevano luoghi di culto.

Avebury Henge vista dall'alto

Non a caso si parla spesso di Stonehengecome di uno dei siti megalitici più energetici esistenti al mondo, e dove spesso le persone si riuniscono per “ricaricarsi”. Lo stesso esempio viene fatto a proposito dei crop circles, molti dei quali compaiono proprio in quella zona. I monoliti contengono quarzo, eccellente canalizzatore di energia. Si tratta però di energie non misurabili secondo le leggi fisiche, ma attraverso la psiche o il subconscio. Potremmo definire questi punti dei veri e propri chacka della Terra, tanto che possono essere intercettati facilmente attraverso la rabdomanzia. Curiosamente, infatti, proprio nei dintorni, si riscontra sempre la presenza di corsi d’acqua.

Dove compaiono i crop circles – e sempre non lontano dall’acqua – invece, si sono registrati particolari infrasuoni e si è osservato come, in quei momenti l’energia che si sprigiona in quelle aree sia talmente elevata da influire su cellulari, registratori e telecamere.

Lungo le ley lines di tutto il mondo si riscontra una serie di elementi architettonici come osservatori, abbazie, templi e cattedrali maestose. I siti in questione erano scelti proprio in base ad un incontro tra i diversi nodi di energia; all’opposto, esistevano punti di energie altamente negative: il tipico esempio è rappresentato dal Triangolo delle Bermuda.
Com’è altrettanto vero che di luoghi come Stonehenge ne esistano infiniti altri: basti pensare ad Avebury HengeSilbury HillCastlerigg stone circle, o i Menhir della nostra Sardegna.

Ley lines - allineamento geometrico tra Silbury-Avebury, Stonehenge e Glastonbury

Proprio l’allineamento geometrico di Silbury, Avebury ed i complessi megalitici di Stonehenge e Glastonbury si combinano a formare un triangolo rettangolo che attraversa il paesaggio inglese. L’ipotenusa è formata dalla ley line di San Michele, che attraversa l’Inghilterra, lungo l’apice del Sole allo zenith nel mese di maggio. Avebury si trova infatti esattamente 1/4 di un grado a nord di Stonehenge.
La Michael Ley Line rappresenta così la principale linea di energia che collega i principali siti megalitici e altri imponenti edifici di culto dell’Inghilterra meridionale.

Linea di San Michele che passa per l'Italia

Il reticolato di questa antica rete globale formerebbe tutta una serie di triangoli sull’intero pianeta, tanto da far individuare collegamenti già noti, come quello della piana di Giza o quello tra Dodona, Thebes e il monte Ararat, solo per citarne alcuni. Farebbe però emergere anche una serie di elementi conosciuti solo agli esperti del settore, come quello che individua una ley line tutta italiana passante lungo l’asse della cosiddetta Linea di San Michele. La stessa, che coincide con la Via Langobardorum, ha origine in Cornovaglia, a Saint Michael’s Mount, attraversa la Francia passando per Moint Saint Michel e unisce la Sacra di San Michele della Val di Susa (proprio quella della TAV) a San Michele di Coli, vicino Bobbio, giungendo a Castel Sant’Angelo nel Gargano. Il disegno, all’apparenza incredibile, mostra una retta di 2000 km che unisce i cinque principali luoghi di culto in Europa dedicati all’arcangelo Michele e, allungandosi per altri 2000 km, arriva a Gerusalemme.
Molti ricercatori, tra cui Stefano delle Rose e Fausto Carotenuto hanno mostrato l’importanza del punto energetico, ritenuto un vero e proprio chakra o vortice vitale della penisola, e il fatto che la costruzione della linea ad alta velocità porterebbe alla luce forze oscure e potenti dalle profondità della Terra. Oltre a studi geologici che hanno verificato l’abbondate presenza di uranio e amianto nella Valle, e che sono stati completamente ignorati.
Le affermazioni che legano la TAV ad uno dei principali centri energetici della penisola, sottoponendolo a sconvolgimenti di enorme portata, sembrerebbero a prima vista molto fantasiose.
La stessa ipotesi delle ley lines, pur essendo molto affascinante, resta ancora piuttosto leggendaria e sembrerebbe non aver fornito, finora, alcuna prova concreta. Sarebbe del resto impossibile, per la cosiddetta scienza ufficiale, individuare nel concreto, rette immaginarie, che, pur attraversando boschi, pendii e percorsi disagevoli, attraverso migliaia di chilometri, congiungano i diversi punti del pianeta, tracciando vie di comunicazione e un fitto reticolato energetico. La stessa esistenza di campi di forza magnetica diversa di alcune aree non sarebbe ancora dimostrata.
Tuttavia, il significato esoterico che collegherebbe altari, boschi, edifici , sorgenti, cerchi di pietre non è di poco conto, e potrebbe trovare una spiegazione proprio nell’esistenza di una vera e propria Griglia Terrestre e di un reticolato di linee sincroniche che avrebbero ad oggetto non solo il nostro pianeta, ma tutti gli altri sui quali esista presumibilmente la vita.

Vera Di Donato

Questo articolo è riproducibile indicando chiaramente il nome dell’autore, il sito e linkando la fonte www.ilpuntozero.com

DRAGO SIMBOLO DELLE FORZE DELLA NATURA

Il Drago sintetizza in sé tutte le forze della natura. Vive nelle grotte e custodisce le terre e le caverne, guardiano quindi di un rifugio dove esistono forze magiche che devono essere impiegate unicamente da uomini di grande saggezza e conoscenza. La caverna diviene simbolo dell’uomo in cui il drago alberga allo stato latente, come addormentato, ma sempre pronto al risveglio. Ma se tale risveglio avviene in un tempo errato, esso divora colui che ha osato affrontare la caverna senza essere sufficientemente preparato. Ciò accade perché il drago è guardiano del tesoro, e tale tesoro si trova, sovente, sotterrato in fondo ad una caverna che simboleggia il cuore nascosto della terra e rappresenta la via interiore. Cosi i mostri o i draghi che custodiscono questo tesoro non sono altro che le immagini dei nostri desideri e delle nostre passioni che ci impediscono di accedervi.
L’oro, inalterabile e puro metallo, è sotto differenti forme, il simbolo di questo tesoro che si origina nelle profondità della terra (l’interiorità) che, associato alla vita è energia vitale, virtù e tutto ciò che vi è di positivo e degno di essere ricercato; quindi il drago diviene simbolo delle forze materiali che si frappongono tra il desiderio della conoscenza e la conoscenza stessa, che rimane nascosta.
Il drago è, prima di tutto, il guardiano di una sfera interdetta agli uomini ordinari. La sua missione fondamentale è quella di uccidere tutti coloro che bramano il tesoro ma che non possiedono un cuore abbastanza puro per ottenerlo. In questo senso appare il suo ruolo di guardiano dei segreti del divino che, alato, vola tra cielo e terra come un guardiano severo per impedire il passaggio verso le sfere più alte a elementi non preparati o purificati.


Ma il drago appartiene a tutti i mondi: deriva il suo corpo dai rettili, dai pesci, dagli insetti, dai felini, ha corna di cervo, zampe di aquila e molte altre forme ancora; compone così il suo aspetto a seconda di ciò che ogni uno vuole che sia, secondo i propri timori e le proprie paure, fintantoché non è domato. Così come può provenire dalle acque superiori, al pari frequenta le profondità sotterranee, sorge da ogni dove e da nessun luogo: giunto dallo stato più profondo della coscienza, è generato dalle ancestrali paure o dalle angosce viscerali, illustra nell’immaginario, ciò che è nascosto nei differenti piani del nostro essere ai diversi livelli di coscienza.
In questa manifestazione, il drago diviene l’archetipo della bestia, che traduce le paure elementari e i grandi istintivi timori della nostra natura animale.
Eppure, pur essendo manifestazione di ogni paura, il drago è simbolo benefico e positivo.
Il ciclo di vita e morte è rappresentato nell’antica alchimia con il simbolo dell’uroboros, il serpente drago che si morde la coda, vale a dire che realizza l’unità dei contrari: l’uroboros che si autoinghiotte illustra l’eterno movimento del ciclo vita morte ed esprime l’unità fondamentale dello spirito e della materia, secondo l’idea che ogni creazione deriva da Dio per tornare a Dio, si genera e si consuma da se stessa in un viaggio circolare senza fine. È l’immagine del tutto è uno e di tutto è in uno.
Così il drago, associato all’origine di tutte le cose, presiede ugualmente alla loro fine, poiché, secondo la visione ciclica dell’universo, la fine è allo stesso tempo un inizio.
Evolversi significa morire ad uno stato e nascere ad un altro. Il drago nella tradizione alchemica è fatto a pezzi e smembrato prima di poter rinascere. In questo modo il mondo alchemico evoca il metodo che deve condurre al risveglio: smembrare il drago significa scoprire i suoi elementi fondamentali, e il drago associato all’uroboros è l’universo circolare che non ha ne inizio ne fine, a questo punto l’uroboros indica la concezione in cui lo smembramento prelude all’ordine attraverso la conoscenza.
Vediamo come.
Quando nelle mitologie il drago incarna la natura del male, spetta all’eroe affrontarlo. Il drago deve essere vinto quando evoca istintivi terrori che sono tanto più forti quanto si crede di non poterli domare. Vincere il drago allora significa opporsi alle forze istintive, agli inconsci terrori, dominarli e ristabilire l’ordine umano e celeste.
Il drago, riflette l’immagine profonda dei poteri femminili, che sono quelli di generare la vita e nutrirla; di completare con la sua azione passiva, l’aggressività inerente alla natura istintiva dell’uomo; in questo senso, la lotta contro il drago ha per scopo quello di riconquistare i poteri femminili, elementi senza i quali l’uomo non può essere completo. Qui si manifesta la forma anfibia del drago che vive nelle acque, custode delle fonti, dei fiumi, dei laghi e dei mari, acqua che rappresenta la natura femminile e il suo relativo profondo subconscio. Per conquistare il tesori custodito dal drago, l’uomo deve necessariamente essere completo, deve cioè ritrovare la sua componente femminile nel suo essere, motivo per cui nelle storie di draghi è sempre una fanciulla ad essere prigioniera.
Combattendo il drago l’eroe realizza una triplice operazione: purifica col coraggio le forze che gli impedivano di combattere il proprio drago interiore, recupera il complementare elemento femminile e si apre la via di accesso al tesoro. Ma affrontare il drago significa anche attraversare il fuoco; fuoco che arde nel petto del drago e che equivale a dominare il fuoco delle passioni e dei desideri che divorano l’uomo come altrettanti draghi. Incatenare il drago, quindi, significa rendersi padroni delle forze onnipotenti della natura, ivi comprese quelle inerenti alla natura femminile.
http://andromedawaked.blogspot.it/2012/09/simbologia-del-drago.html

SIMBOLISMO DEL DRAGO

 
La maggior parte delle culture ha considerato il drago come una creatura benevola che abita le  grotte, i laghi, e il centro della terra. Antico simbolo di ricchezza il drago simboleggiava il potere degli elementi, in particolare, quello della Terra, ma anche il tesoro del subconscio. Appare quando è necessaria un’iniziazione.

Le ali sono il simbolo del suo dominio sull’aria e sulle forze psichiche e esoteriche che vengono dalla sfera spirituale,
ha il potere del fuoco e, col suo alito incandescente, brucia le impurità.

Può essere avvicinato soltanto dall’eroe che si è purificato dopo aver affrontato una serie di prove e rappresenta la meta della crescita interiore: la conoscenza perfetta del mondo spirituale e di quello materiale, Aldilà e Terra di Mezzo, secondo i celti
Dalle forze controllate dalle “Ossa del Drago” venivano fatti risalire alcuni poteri dei druidi: il comandare sulla terra e sulla nebbia, stato intermedio fra acqua e calore, vero respiro del drago che trasuda dal suolo; la nebbia che confonde e immobilizza il nemico.
 
Il Drago è un mostro ibrido che investe tutti i territori dell’immaginario, sorge dal caos, sbuca alla luce dalle profondità della terra e delle acque profonde, e si installa su vette o valli isolate e nascoste, e negli antichi castelli, per dominare su timori e speranze dell’uomo.

Il Drago è fondamentalmente un Guardiano.

Col progressivo distaccarsi della spiritualità dalle forze della Natura, e con l’istituirsi delle religioni istituzionalizzate, in contrapposizione con la religiosità naturale primordiale, il Drago viene identificato col male, perdendo il vero significato che possedeva in origine.
Con l'avvento del Cristianesimo,il Serpente e tutti gli animali tellurici,così come tutte le espressioni di Paganesimo che non riuscirono ad essere inglobate,divennero la rappresentazione del male,il Serpe,simbolo ancestrale di conoscenza,si trasformerà nell' oscura figura del maligno cristiano.
 
Nonostante questa demonizzazione,durante il medioevo ritroveremo il simbolo del Drago in moltissimi stemmi araldici (casato Visconteo,il cui stemma è tutt'ora blasone di Milano)e in molte chiese cristiane,ad indicare la presenza di forti energie telluriche in zona.
 
Secondo la mitologia celtica, il Drago rappresenta le forze sotterranee e i poteri della terra e delle acque profonde, nascoste e rigeneratrici di vita,è talvolta rappresentato come un serpente d’acqua. 
 
Ci sono molti riferimenti a draghi o serpenti nei miti celtici.  In molte occasioni i guerrieri Fianna hanno combattuto enormi draghi. 
 
Il drago era un simbolo che evocava in modo potente la buona sorte dei guerrieri,potevano anche apparire agli iniziati prima di una prova importante. I compagni del Dio, grifoni o mostri anguiformi, definiti solitamente 'coppia di draghi', figurano incisi come emblema sui foderi di spada dei guerrieri dell'espansione storica. 
 
Intarsiati talvolta di filo d'oro, accompagnano i guerrieri di ventura nelle loro peregrinazioni attraverso l'Europa nella ricerca della 'buona morte', che li renderà eroi simili agli dei.

http://www.oroboro.eu/blog/2013/04/08/Simbologia-del-serpenteIl-Drago.aspx

SIMBOLOGIA ESOTERICA DEL DRAGO

Mentre in oriente il drago è simbolo delle forze creative e benefiche, collegate anche alla simbologia del serpente, in Occidente il significato è devastazione e pericolo, è un terribile portatore di morte e rovina: di aspetto molto simile a un enorme serpente, il drago era dotato, nell'iconografia classica, di piccoli arti superiori e inferiori e di artigli micidiali, oltre a enormi ali e fauci che sputavano fuoco.


Le leggende vogliono che la sua vita fosse lunghissima e avesse origine da un uovo che impiegava almeno un secolo per schiudersi, dopo almeno 500 anni il corpo del piccolo cominciava ad assumere l'aspetto caratteristico per il quale è noto, completando lo sviluppo solo dopo altri 500 anni, è proprio grazie a questa notevole longevità che i draghi traevano nel corso delle loro lunghissime vite, una conoscenza e una saggezza senza pari.

Ma soprattutto il significato nell'esoterismo il drago rappresenta simbolicamente la prova da superare per colui che voglia impossessarsi della sua ricchezza e del suo sapere, mangiandone il cuore in questo modo comprenderà il linguaggio degli uccelli o di altri animali e diventerà sapiente.

Nelle leggende e nei racconti mitologici il drago è il custode di inestimabili tesori nascosti in cima ad altissime montagne e territori impervi difficilmente raggiungibili dagli umani, così ad esempio lo ritroviamo a guardia del vello d'oro e del giardino delle Esperidi, dove cresce l'albero dei pomi d'oro, probabilmente il tesoro vero non è tradizionalmente il cumulo di monili e forzieri traboccanti d'oro al quale siamo abituati, ma la conoscenza arcaica di valore inestimabile e destinata a pochi coraggiosi, soprattutto perché riguarda il controllo dell'energia sessuale che dona vita e morte e la conoscenza del creato.

In molte tradizioni per essere dichiarato tale, l'eroe (la parola eroe ha la radice del suo nome in Eros, il dio dell'amore e quindi della sessualità) deve affrontare il drago che lo può annientare oppure donargli immense ricchezze e preziose conoscenze altrimenti impossibili da raggiungere.

L'aspetto simbolico di questi racconti valido ancora oggi, è che il lato oscuro di noi rimane quasi sempre celato, ignorato o rinnegato, ma chi osa entrare nella grotta affrontandone le tenebre, riconosce l'esistenza  di queste forze  oscure, e, dopo averle dominate, può trarne forza, proprio come l'eroe che vincendo il drago ne esce accresciuto in conoscenz, gloria e onore.

E' inoltre indispensabile parlare, anche se brevemente, del significato del drago della Cina, qui esso rappresenta il principio maschile Yang dell'ordine cosmico, la creatività, il dinamismo, la forza di muovere gli eventi: nella mitologia cinese si spiegavano i fenomeni metereologici, i temporali, la grandine, la neve, la pioggia, il tuono e il fulmine con la presenza del dragone che attraversava i cieli.

Esso è quindi il simbolo di tutte le energie creative anche se potenzialmente pericolose della natura, oltre a essere collegato all'acqua, ambiente in cui vive, inoltre il drago è presente in tutti i simboli cinesi che esprimono energia tant'è che in quel paese si ricorre alla sua immagine per indicare la presenza di energia elettrica.

http://runelore.it/magia-esoterismo/significato-simboli-drago.html

IL SIMBOLISMO SACRO DEL DRAGO


Il simbolo del drago rappresentato da più secoli nelle nostre terre, deriva dal serpente primordiale che rappresenta il caos e che viene collegato alla Dea Madre.
Solo col Cristianesimo questo simbolismo diviene l’espressione del male, in quanto non riuscendo a modificarlo o distruggerne il forte significato, si era preferito demonizzarlo.
Il Drago è sempre stato accomunato al simbolo di fecondità, di nascita e morte (inizio e fine).
Rappresentato nel medioevo dall’Ouroboros, serpente o drago che si morde la corda, motivo principalmente utilizzato nelle operazioni d’Alchimia, simbolo di trasmutazione della Materia bruta.
Esprime l’idea che la fine e l’inizio si compenetrano, fanno parte l’uno dell’altro, così che esprimono l’idea della trasformazione, dell’evoluzione, della Grande Opera Alchemica applicata sia alla materia bruta che all’Individuo.
Presso le popolazioni celtiche rappresentava la reminiscenza e la rappresentazione mentale.
Nonostante questa demonizzazione il drago lo troviamo spesso rappresentato sulle chiese cristiane, a partire dal Duomo di Milano e dal simbolo stesso dello stemma visconteo. 
Nell’antica Europa, in tempi remoti, quando la cultura Celtica era ancora agli albori, il concetto di Vita era un processo continuo di interscambio fra mondo profano e mondo religioso; questo è significativo, perché ci fa capire come tutto fosse armonioso, e di come l’Uomo si rapportasse alla Natura, nella sua completezza. Tutto avveniva non in modo sentimentale, come avviene oggi, ma secondo le leggi interiori che appartengono anche al Cosmo: il microcosmo che "comunica" col macrocosmo. 
Un’indagine approfondita, quindi, non può scindere i due aspetti di una tradizione così antica. Spesso, si sente parlare dei Draghi, animali misteriosi e primordiali che un po’ ci incutono timore, ma nessuno ne comprende il vero significato: anch’essi fanno parte del nostro mondo, ma operano direttamente nell'astrale bianco. Per capirne le potenzialità dobbiamo immergerci ed arrivare fino al tempo degli antichi sacerdoti; tempo che ci conduce fin quasi all'origine della civiltà conosciuta. Si racconta che in origine i Druidi, appresero la loro arte magica nelle Isole a Settentrione del Mondo. Queste isole erano situate nell’Altromondo, oltre le Acque.  
Qui “… non c’è né terra, né acqua, né aria allo stato puro, ma una specie di miscuglio dei tre elementi, dove terra, acqua e aria sono mescolati come fossero tutti riuniti. L’Altromondo non è misurabile, è un eterno presente e un mondo di illusioni”. Il dio che governa queste terre è Crono (signore del Tempo); è assopito, poiché queste terre sono senza tempo. Il quinto elemento, il fuoco, non esiste ancora, e quindi “nulla può essere plasmato”. Tutto rimane inerte, in uno stato chiamato “del sogno eterno”. 
L’Irlanda, la Gran Bretagna, la Scandinavia, rappresentano l'immagine terrena di queste terre, il riflesso di uno specchio gigantesco. 
I Tuatha Dé Danann, popolo dell’età del Bronzo, andarono nella regione Iperborea, ad imparare la magia, le scienze, il druidismo, la saggezza e l’arte, nelle quattro città principali Falias, Gorias, Murias, Findias, ove risiedevano i quattro Druidi guardiani Morfesa, Esras, Uiscias, Semias, trasmettitori di scienza e conoscenza. 
Al loro ritorno portarono quattro oggetti sacri: 

  • Da Falias la Pietra di Fail (Lia Fail "Pietra del destino"), dell'elemento Terra
  • Da Gorias la Lancia di Lugh (Sleá Bua, "Lancia di vittoria"), dell'elemento Aria
  • Da Murias la Spada di Nuada (Claím Solais, "Spada di Luce"), dell'elemento Fuoco
  • Da Findias il Calderone di Dagda (Coire an Dagdae), dell'elemento Acqua.

La parte finale “as” significa “esterno”, “al di fuori”, e significa essere nel mondo senza tempo. È significativo che per giungere in queste terre, si debbano attraversare acque tempestose; queste, infatti, rappresentano l’interiorizzazione delle nostre emozioni (la Luna), e attraversarle significa andare incontro all’oblio; qui ci si deve scontrare con il “Guardiano della Soglia”, un drago minaccioso che punisce coloro che non sono ancora in grado di intraprendere questa via.  
Poiché precedono la forma, le acque rappresentano la Vita nel significato più alto del termine. Si può rimanere prigionieri della corrente che trascina dove vuole. L’acqua è quell’impulso che ci porta verso il basso, in uno stato passivo, e per vincerla si deve anteporre la parte attiva del nostro fuoco che indirizza la sua Volontà (quindi la propria Individualità), verso la Forza interiore. I druidi officiavano presso i nemeton (santuario, tempio) ossia le foreste, e all’inizio di ogni rituale proferivano queste parole: “Nemora alta remotis incolitis lucis” Abitate santuari profondi, in foreste remote. 
I luoghi prescelti erano centri particolarmente carichi di forza magnetica, uniti da una linea immaginaria (ma non tanto): gli omphalos. Mediolanum (Milano), che significa “centro di perfezione”, era collegata, ad esempio, a New Grange (Irlanda), Carnac (Francia), Stonehenge (Inghilterra) e a Delfi (Grecia).  

I draghi della tradizione celtica rappresentano i guardiani delle nostre potenzialità, e di quello che abbiamo “ereditato” da lontano. Questi ci permettono di avere una chiave in più per conoscere noi stessi. Sono lo specchio del nostro Cosmo interiore e rappresentano i “guardiani dei Templi”: 

Questi Draghi sono a guardia dei loro tesori, e riuscire a vincerli, significa compiere la propria trasmutazione, la via palingenetica che porta all’equilibrio interiore. Compiere questo cammino è pericoloso, se non si è più che preparati. Vi sono 3 stadi principali (secondo gli antichi sacerdoti), che l’individuo deve superare durante il proprio cammino palingenetico: 

  • 1. Fase di regressione o morte iniziatica, durante la quale ci si spoglia di tutti gli stereotipi della vita moderna, per apprendere le arti druidiche.
  • 2. Fase di rinascita, durante la quale ci si appropria delle conoscenze degli Avi. I Totem ci guidano alla contemplazione della Natura.
  • 3. Fase della rivelazione, durante la quale si completa la formazione iniziatica per procedere lungo il cammino palingenetico. I Draghi ci aiutano ad attraversarli, a patto che siano gli Uomini a volerlo, a porre la propria Volontà (superiore) al servizio del divino che risiede in ogni dove.

http://rici86.altervista.org/celti/drago.php

LA SOCIETÀ DEI DRAGHI



  1. I draghi sono monogami e si accoppiano con lo stesso partner per tutta la vita. Loro malgrado, in varie tradizioni l'evento dà spesso luogo a fenomeni atmosferici violenti, come piogge e allagamenti. L'incubazione delle uova di drago può durare migliaia di anni (sebbene per alcune specie minori bastino pochi anni) e anche il periodo necessario a diventare adulti e riproduttivi è molto lungo, fattore che rende i draghi ancora più suscettibili di estinzione. I draghi, però, muoiono raramente di vecchiaia: piuttosto per malattie, incidenti o azione di nemici, tra cui il primo è l'uomo. Un altro awersario importante dei draghi è il millepiedi, che risale le narici dell'animale fino ad arrivare all'encefalo, uccidendolo. Questi animali tendono a essere solitari per natura, ma non esitano a vivere, se necessario, in gruppo. Le loro tane sono poste in caverne naturali di pietra, oppure vengono scavate nella terra. Per questioni di riservatezza e protezione, la locazione ideale è sulle montagne, tra i picchi più inaccessibili, anche a costo di fare poi lunghi viaggi per procacciarsi il cibo. Del resto, le esigenze alimentari dei draghi europei si limitano a un pasto sostanzioso - bovini, ovini e anche esseri umani - al mese. Nella tana del drago si trovano interi tesori di gemme, che gli fanno da giaciglio e dalle cui proprietà magnetiche trae energia. Anche per questo esso ama molto l'arte e i preziosi - sopratt utto l'oro, l'argento, le perle e pietre come diamanti, coralli e giada. Secondo alcune tradizioni il drago è pure un abile intagliatore di gioielli, tanto da adornarsene o costruirvi interi palazzi sul fondo dei mari.
    http://alt3r3g0.blogspot.it/2009/01/il-simbolismo-e-la-mitologia-del-drago.html
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FISIOLOGIA DEL DRAGO

Tra studi filologici, ipotesi pseudoscientifiche e voli pindarici, esce un ritratto del drago europeo assai variegato. Esistono infatti diverse razze di draghi occidentali, ciascuno con tratti propri ma con caratteristiche comuni. In molti testi sull'argomento il drago viene descritto come un rettile omeotermo. Secondo altri, invece, i draghi - proprio perché omeotermi - non sono rettili, non sono mammiferi perché covano uova e non producono latte, e non sono uccelli perché hanno scaglie e arti. Non resterebbe dunque che continuare ad attenersi alla coesistenza nel drago di caratteristiche di tutte queste specie. Il drago occidentale ha testa grossa, collo lungo, gambe sottili, coda massiccia e ali molto ampie. Queste, infatti, devono essere più larghe del corpo perché un drago possa avere la forza di sollevarsi e di volare. Sempre per facilitare il volo, le ossa dell'animale sono dure ma cave, il che - come negli uccelli - conferisce leggerezza al corpo. Il corpo del drago è coperto di piccole scaglie pentagonali dure e lucenti, grazie alla cheratina e a sostanze minerali (ferro soprattutto) di cui il corpo dell'animale è ricco. La funzione principale di queste escrescenze cornee è la protezione del corpo, ma ciò non toglie che esse siano ben articolate tra loro per agevolare i movimenti sinuosi. Poiché vanitoso, il drago è una creatura molto pulita e può rizzare le scaglie per pulirle, per sembrare più grande e incutere paura o per raffreddare la temperatura del corpo. I colori dei draghi sono estremamente vari e non uniformi, con prevalenza di tonalità di blu, rosso e verde. In alcune razze, in seguito a stati emotivi, le scaglie possono cambiare colore, grazie a una varietà di cromatina. Ma quando le scaglie stesse assumono una parvenza pallida e opaca, manifestano un chiaro segno di malattia. I draghi sono dotati degli stessi sensi degli uomini, solo molto più sviluppati. Grandi sono la loro intelligenza e la memoria, soprattutto nelle femmine, tanto che alcune di esse sarebbero state in grado di parlare e addirittura di intrattenere discussioni sofistiche, Secondo altri racconti, i draghi sanno compiere atti definiti magici, che in realtà sono usi della natura supernormali, consentiti dalla loro comprensione elevata del modo in cui agiscono gli elementi della natura. Così possono compiere prodigi come cambiare forma e dimensione, divenire invisibili o creare scudi di forza per proteggere i tesori ed effetti allucinatori indotti nei cacciatori di draghi. Tuttavia le due armi principali dei draghi europei sono gli artigli e soprattutto fuoco, ghiaccio o acido emessi dalle fauci. Nei draghi "sputafuoco" la fiamma tremenda deriva da una reazione chimica tra il gas metano creato dalla digestione degli alimenti e una piccola quantità di fosforo. Nei draghi "sputaghiaccio", invece, residui alimentari danno luogo a un gas simile all'azoto, che viene compresso e raccolto nei polmoni e poi, tramite una decompressione repentina, espulso dal la bocca a basse temperature, Infine alcuni draghi possiedono un organo particolare che produce un acido altamente corrosivo, emesso dal drago con una potente espirazione.

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GLI EROI AMMAZZADRAGHI - SIMBOLOGIA



Le teorie cristiane presero a considerare il drago come esacerbazioni dell'inferno, aggiungendo storie in cui il diavolo appariva sotto le spoglie di un drago (nei ceppi linguistici slavi la radice glottologica per le due parole è la stessa). Su quest'onda, nella letteratura rinascimentale i cavalieri, epigoni di san Giorgio e rappresentanti della purezza e del coraggio uccidono i draghi, simbolo del male. Per questi cavalieri c'era comunque in gioco una ricompensa ben più materiale: in Europa uccidere un drago significava appropriarsi degli immensi tesori che esso custodiva nella sua tana. Anche questo, però, è passibile di metafora, perché in Occidente il tesoro custodito dal drago è l'oro dell'anima, che giace nel caos primordiale delle energie, colto dallo sforzo eroico che si fa anche sforzo umano di ordinare il cosmo. Di conseguenza gli eroi ammazzadraghi sono individui con il coraggio e le risorse per cercare di redimere in se stessi quegli elementi psicologici che impediscono l'illuminazione. E l'amata donzella da salvare dalle grinfie del drago è in termine junghiano l' "anima": l'aspetto femminile yin dormiente di ogni mente mascolina yang.

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IL SIMBOLO DEL DRAGO TRA ORIENTE ED OCCIDENTE

In ultima analisi, qualunque realtà sia all'origine del mito del drago, ai più apparirà senza dubbio più realistico dire che il mito si basa sempre su un'istanza umana, una necessità di produzione della mente. Va da sé, dunque, che la mitopoiesi sia un veicolo d'elezione - e da ciò parte del suo grande fascino - per lo studio e la comprensione dell'uomo stesso. E poiché la simbologia del drago ha permesso di compensare più di una istanza dell'essere umano, il drago si fa mezzo di conoscenza dell'uomo. A livello simbolico, più ancora che nei tratti somatici e leggendari, si pone una divisione macroscopica tra le due maggiori famiglie di draghi, quella orientale e quella occidentale. Vieppiù, non tanto nel simbolismo,quanto nel modo del l'uomo di rapportarsi a esso nelle due diverse aree culturali. Il simbolismo del drago in sé ha infatti numerosi e rilevanti tratti in comune tra i due emisferi: primitivamente i draghi erano ovunque associati alla padronanza delle potenti forze primordiali della "Grande Madre Terra",impersonando le quali essi potevano farsi sia creatori che distruttori, detentori di un controllo sul destino dell'umanità. Energie caotiche al di fuori del controllo - quando non addirittura della comprensione - dell'uomo, il quale le vede manifestarsi con un senso di enorme meraviglia e spesso di grande timore reverenziale. Un esempio pressoché ubiquo è rappresentato dall'attribuzione ai draghi del controllo delle forze violente delle acque nelle loro varie forme. Non solo l'Estremo Oriente, ma anche l'Africa e l'Europa possiedono leggende sotto questo segno; tra gli esempi più celebri il fiume III in Tirolo, che era personificato da un drago e il fiume Rodano in Provenza, dove viveva la femmina di drago La Tarasque, 

che fu uccisa da santa Marta con una croce e dell'acqua santa. Neppure è un caso che i draghi, alla pari di altre creature dai tratti fantastici, popolino sempre luoghi inaccessibili - cioè non facilmente esplorabili dall'uomo e quindi misteriosi - come il fondo dei mari o dei laghi, il cielo, o remoti antri montani. Lì possono trovare dimora le paure degli uomini, collocate nell'ignoto. Il mistero è anche qui, come altrove, una ch iave per capire vari collegamenti tra miti e corrispettivi spunti mitopoietici. Ma proprio qui si può ravvisare il sorgere di una consueta differenza di approccio allo stesso simbolo tra Oriente e Occidente: in Oriente l'uomo sceglieva di conciliarsi, integrarsi e finanche sottoporsi, adorandole, alle sopraccitate potenze cosmiche selvagge; e allora ecco i riti e le usanze per compiacere il drago, cioè, alla fine, la natura e suscitarne le manifestazioni utili, bandendo quelle dannose. In Occidente, invece, si ergeva a loro dominatore e regolatore: l'uomo regolato del cosmo antropocentrico che doveva porre rimedio al caos primigenio. Ne deriva che in Occidente il drago è visto per lo più negativamente, mentre in Oriente può provocare manifestazioni sia benigne che maligne, che neppure vengono pensate con questi attributi, ma solo come aspetti diversi della natura, senza un giudizio etico.
A ogni modo, il drago - creatura carnale o simbolica - si associa nella maggior parte dei casi a paure innate e predisposte. Il fatto che nell'aneddotica occidentale il giovane dovesse uccidere un drago come rito d'iniziazione può essere forse letto come il superamento delle sue paure di bimbo o di essere umano in formazione per diventare un adulto forte, con l'esempio di prodi del calibro di Beowulf e, attraverso la mirabile prodezza, ottenere il riconoscimento del valore vi rile, necessario all'accettazione sociale con la stima e l'ammirazione del gruppo. Il drago come rito individuale e sociale di passaggio all'età adulta, dunque. Inoltre, poiché il drago è una creatura di grande potenza, spesso affrontabi le solo da un'altra creatura mitologica, come un gigante o un eroe, si muta in una icona importante e ambita per mettere in risalto l'abilità almeno altrettanto straordinaria di un uomo. Così il drago diventa per gli eroi occidentali prova e premio supremi, quindi ricettacolo di aggressività. Ecco che i draghi diventano in molte culture - tra cui quelle indiana, greca e mediorientale - maligni e crudeli. 
Parallelamente troviamo in quelle stesse culture il mito del cavaliere e dell'eroe che uccide il drago, tanto che persino la leggenda di san Giorgio, martire cattolico che assurge a modello più noto di mito occidentale del drago, si richiama a esso, permettendoci un collegamento ideale tra Oriente e Occidente. Infatti si pensa che il santo vissuto nel III secolo morì aLydda, in Palestina (l'attuale città israeliana di Lod), e secondo la sua biografia narrata nel 1265 da Jacopo da Varagine nella sua Legenda Aurea, Giorgio salvò la figlia di un re libico da un drago. 

Ebbene, dalla storia di san Giorgio emergono interessanti richiami al mito greco di Perseo, che salva Andromeda da un mostro marino proprio presso Lydda. E a sua volta la storia di Perseo, come quelle di moltissimi altri cavalieri che salvano donzelle dalle fauci del draghi, presenta un canovaccio diffuso. In Occidente, dunque, è lunga la tradizione che vede il drago come essere malvagio e identificato con forze malefiche. E se non si deve al cristianesimo l'invenzione della sua uccisione - quanto piuttosto a un travisamento di precedenti culti animistici - è vero che di tale tradizione, come di altri miti e simboli di credenze precedenti, il cristianesimo si appropriò in maniera massiva ed efficiente.

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SIMBOLOGIA DEL DRAGO

“Il drago è l’animale leggendario che ha caratteristiche appartenenti al serpente, al leone, al coccodrillo.
Nonostante la sua origine fantastica, è profondamente radicato nella
psiche collettiva, e per questa ragione compare di frequente nei sogni dell’uomo moderno e civilizzato. 

Protagonista di fiabe e racconti diffusi in tutte le culture fin
dall’antichità, rappresenta le forze oscure e demoniache da combattere
e da vincere, l’istintività incontrollata, i contenuti dell’inconscio più
rinnegati e potenti con cui confrontarsi per conquistare la propria
energia inconscia, per utilizzarla senza farsene asservire. 

Il suo significato simbolico spazia da questo aspetto di “ombra” a quello di madre castratrice
e terribile, colei che trattiene ed impedisce la crescita ed il
distacco, che si oppone alla maturità. Sia Jung che Freud riconoscono
nel drago la peculiarità dell’archetipo materno con
cui l’individuo dovrà combattere per potere sentire ed esprimere la
propria carica libidica e la propria sessualità. 

Considerato per la sua ferocia e la sua forza un temibile avversario, appare spesso alla soglia di una caverna, nel ruolo di “guardiano” di qualche tesoro, tesoro che l’eroe di turno dovrà conquistare combattendo. 
Ogni battaglia col drago diverrà allora metafora della ricerca di un
significato che vada ad ampliare il Se’, e che appare come un tesoro,
allorché viene strappato dalle oscure regioni psichiche in cui si
trova. Così il sognatore viene confrontato con la forza inconscia
dell’ombra da cui egli può attingere forza, che lo può sostenere
nell’affrontare la realtà.
La vittoria sul drago è il trionfo dell’io sulle
forze regressive dell’inconscio che si tradurrà nella capacità di
affrontare e superare i drammi e i cambiamenti che la vita presenta. La lotta col drago dei sogni è allora un rito iniziatico che consente al sognatore di affrontare il proprio “drago interiore” per integrarne la forza (il tesoro) e che gli consentirà, novello eroe, di andare nel mondo. 

Anche questo aspetto è importante nella simbologia del drago
perchè contribuisce a definire, in sogno, l’espressione di un potere
naturale latente dell’individuo, a cui potrà accedere attraverso un
percorso di crescita e di conoscenza, in un personalissimo viaggio dell’eroe.”


https://lupoedraghina.wordpress.com/2011/09/18/il-drago-simbologia-saggezza-e-via-iniziatica/

IL DRAGO COME VIA INIZIATICA


Il Drago è il profumo del cielo. Non si può immaginare il Drago senza
perdere le dimensioni umane. L’uomo non entra quale dominatore
nelle sue strutture; ne è la misura inferiore, quella della attrazione
verso gli ingressi del Drago. Il Drago è il frutto delle idee degli
uomini; è la materializzazione delle loro speranze e desideri, delle
loro paure, ma è allo stesso tempo la materializzazione del mito ed
esiste nei mondi paralleli.
Il Drago verde è la terra. Imparziale e sacro, tutto accoglie e trasforma,
tutto genera: è la nascita e la morte, è la trasformazione
dell’Opera. Dal Drago verde sorgono due mostri. Il primo è quello
fisso, di pietra, tentacolare, affascinante nella sua forma immota
di demone costrittore, che appare però protettivo come il grembo
materno, ammaliatore come il sottile fascino di Venere nelle sue
rovine di marmo biancheggianti come ossa. È lo scheletro, l’immutabile,
ciò che sostiene. Non ci si può avventurare nei sottili piani
dello spirito se non si è muniti di corpo. Questo primo mostro è “il
costruito”, la città; è l’Idra dalle mille teste, la medusa che impietrisce
e dalla cui testa recisa nasce Pegaso, il secondo mostro. È
nato dai vapori stessi della terra ed è nel contempo figlio della pura
luce dello spirito. Ha le zampe sulla terra, dove cammina, le ali
per volare nel cielo e la testa che si dissolve nell’assoluto, nella pu
ra vibrazione; il suo corpo è composto di otto parti, la coda è la
quintessenza del veleno.
Chi si avvicina a lui e vi sale dentro lo fa dagli ingressi che più gli
si confanno e che sente simili a sé. Le trasformazioni che subirà, una
volta dentro, saranno irreversibili: mai più ritornerà come quando vi
è entrato, non sarà mai più lo stesso uomo. Può solo salire, andare
verso l’alto, verso il riconoscimento di se stesso, della sua totalità,
della sua unione con lo spirito. La sua meta è arrivare alla testa, alla
sorgente della pura luce, del puro suono: quello che cambia è solo la
lunghezza del percorso da compiere.
C’è chi entra dall’ano, chi dagli intestini, coda, fegato, stomaco,
cuore, gola, polmoni, chi direttamente dalla testa. Ognuno avrà un
differente cammino, ma attraverserà assolutamente tutto ciò che la
sua natura richiede per liberarsi da tutte le scorie. Non dimenticherà
più niente, ma comprenderà tutto lo svolgimento dell’esistenza, nella
sua totalità, dalle forme più basse a quelle più alte. Sarà nel mondo,
ma non ne sarà più schiavo. Chi arriverà alla testa guiderà il Drago.
Tutte le creature vivono, dormono, mangiano e lavorano dentro il
Drago. Arriva il momento in cui il Drago, pieno di uomini, abbandona
le sue zampe sulla terra e apre le sue ali. La Forza che lo muove è
energia cosmica presa dalle “ruote delle criniere”, insieme all’energia
che gli uomini che stanno dentro di lui generano e irradiano. I due
mostri, quello fisso della città, e quello volante, si fissano e si affrontano.
Il mostro fisso cerca di resistere, sa che non deve farsi toccare,
neanche per un istante, dal Drago del cielo.
Il Drago ha la proprietà di trasformare tutto ciò che tocca in qualcosa
di simile a lui; egli è la Pietra Filosofale. Nel momento della lotta
il Drago lancia fiamme dalla bocca e niente può fermare il suo
cammino.
Ma dove è ora il Drago? Ha vinto ma dove è andato? La sua dimora
non è più di questa terra, il suo compito è distruggere l’ignoranza.
Se ne è volato via; è la Barca del cielo che prosegue il suo
percorso negli universi paralleli per ritornare forse in un prossimo
eone. Ora il suo compito è terminato. È ridiventato pura energia e
la sua forma non è più visibile all’occhio umano, ma esiste quale
forza dinamica e spirituale, nella dimensione della consapevolezza
atemporale.

Il suo messaggio sulla terra sarà propagato dagli uomini totali,
che una volta erano in lui e che sono stati “seminati” sulla terra nel
momento della sua dissoluzione. Ognuno di loro è il Drago, e il Drago
è in ognuno di loro.
La storia dei due contendenti si ripeterà all’infinito, sempre nuova
e sempre simile, con il ricordo dell’origine degli esseri nuovi e
della lotta trasformante e liberatrice. La loro esistenza sarà per sempre
parte del loro Tutto, il grande Drago.
Il Drago è soprattutto una via iniziatica e una disciplina esoterica.
Corrisponde alle quattro direzioni: con il Drago si osservano le stelle
(nord), si viaggia per le stelle (est), si è nelle stelle (ovest ), si diventa
una stella (sud).

da il libro del Drago di A.Veggi


L'ENERGIA DEL DRAGO

Il drago (o dragone) è una creatura diffusa in moltissime mitologie e culture; la rappresentazione più diffusa in Occidente, sviluppatasi soprattutto nell'iconografia medievale, è quella del rettile coperto di scaglie, con lungo collo e lunga coda, ali di pipistrello e possenti fauci dalle quali la bestia è in grado di sputare getti di fuoco.
I draghi sono tuttavia mostri molto più antichi, si ritrovano ad es. presso gli antichi Egizi, i Sumeri e i Greci (Ercole nella "seconda fatica" affronta l'idra di Lerna  www.edicolaweb.net/luci024a.htm). 

Il simbolo del drago ha un fortissimo impatto sulla psiche; suscita paure ancestrali (forse ricordo filogenetico dell'epoca dei dinosauri) ma anche fascino ed ammirazione, a livello esoterico racchiude la simbologia dei piani di potenze, sia nel loro aspetto distruttivo che in quello di potenzialità da trasformare e padroneggiare per metterle al servizio della coscienza.

In Europa la figura del drago è di solito connessa al ruolo del divoratore - spesso con sacrifici umani - e del guardiano o custode di qualche tesoro, ruolo questo, che si accentua soprattutto nell'epoca cavalleresca, dove l'eroe che uccide il drago solitamente salva qualche donzella o qualche popolazione oppressa e si appropria del tesoro custodito. 
Nel simbolismo cristiano i draghi sono spesso considerate creature del diavolo ( "drago rosso" o "antico serpente"), diventando simbolo e incarnazione del male da abbattere, come fanno appunto San Giorgio e San Michele Arcangelo; eppure anche nel Cristianesimo esiste un'accezione positiva per i draghi  i Serafini sono detti "draghi alati" o "serpenti fiammeggianti".

Il drago compartecipa dei quattro elementi: può essere creatura terrestre o sotterranea (ctonia), acquaticaaerea ed è certamente connessa al fuoco.
Terra: a questo elemento si ricollega l'abitare in grotte sotterranee, l'attitudine a custodire tesori nascosti e regni nascosti (è dunque custode del segreto e del sacro e "divoratore" di chi vuol profanare tale segreto senza esserne degno). 
Acqua: nella mitologia babilonese, la figura del mostro Tiamat è la personificazione della potenza caotica dell'oceano primordiale vinta e uccisa dal dio Marduk, che ne taglia in due il corpo e crea il mondo. Il drago acqueo, sinuoso e umido, è terribile e al tempo stesso materno; è il caos informe dal quale nasce la vita e che pure bisogna domare, ordinare, razionalizzare, cioè "uccidere", affinché la vita si possa sviluppare (nell'alchimia è il "serpente mercuriale" che si forma nell'acqua e divora se stesso), in tal modo l''eroe uccisore del drago diventa l'iniziato vincitore del disordine. Il drago appare molto legato al simbolismo sessuale, notturno e femmineo che è proprio dell'elemento acqua (ved. il serpente simbolo della tentazione e la pothnia theròn mediterranea - "Signora degli Animali" - raffigurata come Signora dei Serpenti).
Aria: il drago è spesso provvisto di ali e vola, dominando dall'alto le terre. Nel mito tolteco ed azteco di Quetzalcoatl si parla di un "Serpente Piumato" portatore di conoscenza e maestro di sapienza, simbolo di morte e resurrezione, che aveva come attributo anche quello di "Dio del vento" (quetzal = uccello). I benefici draghi cinesi rappresentano le nubi, il tuono, la pioggia e sono signori del tempo e dell' anno.
Fuoco: il soffiare fuoco è un attributo frequente che ne conferma il carattere ambivalente: fecondatore e distruttore.

Ecco quindi che emerge la complessità della figura del drago (polivalente e polisignificante): mostro divoratore, ma anche rigeneratore; immagine del caos primordiale, signore degli stati istintuali-inferici dell'animo e potenza ancestrale (nell'immaginario di alcune tradizioni arcaiche il drago avvolge nelle sue spire l'intero cosmo); progenitore di vita umana (nella mitologia greca Cadmo uccide il drago che sta a guardia della Fonte Castalia e ne semina in terra i denti, dai quali nascono immediatamente uomini armati); protettore della nazione nella tradizione imperiale cinese ed in quella celtica e germanica (il "draco normannicus" era spesso raffigurato sugli scudi dei guerrieri nordici). 

Come riportato nell'interessante articolo di Franco Cardini su

"Ciascuno di noi ha il suo drago da abbattere: per questo il Drachenkampf (lett. "battaglia con il drago"), la vittoria su se stessi e sulle pulsioni più abbiette dell'io, diviene un momento centrale del "processo d'individuazione" proposto da Carl Gustav Jung. Tale battaglia, volta alla conquista del tesoro che sta nel fondo di noi stessi, è però, appunto perché tale, una iniziazione. Nella Sigurdhsaga, per questo, il cuore e il sangue del drago Fafnir, ingeriti dal vincitore Sigurdh, gli daranno il dono di intendere il linguaggio degli uccelli: (N.d.R. da notare che nella Tradizione spesso gli uccelli sono associati agli iniziati) cioè gli procureranno la sapienza che deriva dalla vittoria su se stessi e sulla parte più oscura e ferina di sé. 
Mostro ma anche maestro, il drago si sacrifica rivelando al suo uccisore - che perciò è anche suo allievo, e quindi, ritualmente, suo figlio - il segreto profondo dell' essere. L'iniziazione termina con la morte dell'iniziatore e con il suo rivivere - attraverso l'ingestione del cuore e del sangue - nell'iniziato. E l'eroe sa bene che affrontare il "suo" drago significa guerreggiare con se stesso, suicidarsi come uomo vecchio per risorgere come Uomo Nuovo."

http://www.raphaelproject.com/conferenze_online/inc_114.htm